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L’evoluzione di Calpurnia

Cari amici del castello,

l’estate è tempo di letture, e noi ci siamo dati da fare. Per questo iniziamo a pubblicare una serie di riflessioni-recensioni su alcuni libri (più o meno recenti) che secondo noi meritano maggior visibilità (almeno in Italia, perché all’estero ne hanno già avuta molta di più) e che meritano senza dubbio di essere letti. Ecco il primo…

L’evoluzione di Calpurnia
di Jacqueline Kelly (Salani, 2011)

Un esempio di buona narrativa senza età, lo straordinario romanzo di formazione L’evoluzione di Calpurnia, opera d’esordio di Jacqueline Kelly (sulla quale si veda Grilli, Libri nella giungla, Carocci, 2012, pp. 30-32), vincitore di numerosi premi internazionali, che presenta sin dalla prime pagine un linguaggio preciso, ricco di tecnicismi dal mondo della botanica e della zoologia, e che racconta l’evoluzione di una ragazzina fuori dagli schemi, che nel Texas del 1899 scopre le teorie di Darwin e vive come una naturalista, osservando la natura che la circonda, ed è accompagnata in questa sua crescita dal nonno, figura prima misteriosa e lontana, poi di grande umanità e simpatia, e dalla lettura di buoni libri (Grandi speranze di Dickens, ad esempio, ma anche L’isola del tesoro). Difficile non farsi catturare dal fascino di una prosa che ha il sapore dickensiano d’altri tempi (pp. 7 e 23):

Tra casa nostra e il fiume c’era un appezzamento a forma di mezzaluna di cinque o sei acri di terreno incolto e coperto di sterpaglia. Sarebbe stato arduo attraversarlo se i frequentatori abituali del fiume (cani, cervi, fratelli) non avessero aperto e battuto uno stretto sentiero in mezzo alla infida lappola, alta quanto me, che mi strappava i capelli e il grembiule mentre mi accucciavo per passarci sotto. Poi mi spogliavo, tenendo solo la biancheria, e facevo il morto con la camiciola che si gonfiava fluttuando dolcemente intorno a me tra le lievi correnti, crogiolandomi nella frescura dell’acqua che mi scorreva intorno. Ero una nuvola nel fiume, che ruotava piano nei vortici. Alzavo lo sguardo sui bozzoli traslucidi dell’infantria americana, alti sopra di me nel lussureggiante baldacchino di querce chine sull’acqua. Le crisalidi, galleggianti dentro i loro palloni di garza nel cielo turchese chiaro, sembravano la mia immagine riflessa.

Un seme di girasole rimbalzò sulle lastre di ardesia del viale anteriore. Che strana cosa.  un esame ravvicinato risultò essere un rospetto lungo un quarto di pollice, che saltava con vigore dietro un millepiedi in fuga, anche quello non più grande di un pezzetto di spago; entrambi corsero a rotta di collo finché non scomparvero nell’erba. Poi una licosa, eccezionale per le dimensioni e per la quantità di peli, schizzò sulla ghiaia, non saprei se in caccia di qualcosa di più piccolo o in fuga da qualcosa di più grande. Calcolai che lì intorno avveniva di continuo un milione di piccole tragedie. Oh, non tanto piccole per la preda e il cacciatore, per cui era questione di vita e di morte. Io ero soltanto una spettatrice, una sfaccendata. Loro facevano sul serio.

Come per la maggior parte dei romanzi di formazione, la trama segue la vita della protagonista, che narra in prima persona le sue vicende, ed è incentrata su una fase cruciale della sua esistenza, che va dall’estate del 1899 all’inizio del nuovo secolo, simboleggiato da una nevicata – evento rarissimo nel Texas – giunta proprio nella notte di Capodanno a esaudire uno dei desideri espressi dalla ragazzina poche ore prima. L’estate è cruciale perché Calpurnia intraprende un viaggio interiore che la porta a cercare se stessa, tra momenti di entusiasmo e improvvise e repentine cadute nello sconforto: Calpurnia scopre, vivendo a stretto contatto con il nonno e immersa nell’osservazione scientifica della natura, che è possibile immaginare una vita diversa da quella che gli altri e la tradizione le vorrebbero imporre: deve diventare una buona donna di casa, deve imparare a cucinare, a comporre merletti, a lavorare a maglia e a sbrigare tutte le faccende domestiche: dovrebbe leggere (e la scelta dei titoli menzionati dalla Kelly non è di certo casuale) La Scienza del Governo della Casa (libro regalatole dai suoi genitori), ma legge e vuole leggere L’origine delle specie di Darwin (datole invece dal nonno) e i romanzi di Dickens, e si perde con piacere nelle pagine di Stevenson.

Ciò che rende il libro della Kelly un’opera straordinaria è l’altezza dello sguardo: la capacità dell’autrice di guardare il mondo attraverso gli occhi acuti, sorpresi e a tratti disillusi di una ragazzina di quasi dodici anni, rendendo alla perfezione i suoi turbamenti, le sue gioie, le sue speranze e le sue delusioni. La Kelly scrive con una prosa fluente, ricca, mai piatta o banale; le pagine scorrono come un fiume sotto gli occhi del lettore, rese sempre piacevoli da una sottile ironia che pervade ogni singola riga, e che rende più digeribili anche i passi più duri, laddove i desideri di Calpurnia si infrangono contro la scogliera del reale. Finito il libro, se ne vorrebbe ancora, per sapere che cosa è capitato a Calpurnia da grande. Se ha vinto lei o se ha vinto la società nella quale vive.

Su tantissime cose varrebbe la pena di soffermarsi ancora: oltre allo stile, almeno la figura del nonno, il capitano Tate, austero e misterioso, dalla voce profonda e dal parlare sempre forbito e controllato, che incute terrore nei suoi sei nipoti maschi e nell’unica femmina, che è anche la sola a superare la barriera del terrore e a scoprire, per questo, un tesoro: «E c’era mio nonno, con la bassa voce baritonale fusa alla triste, dolce armonia della musica, la lunga barba che brillava alla luce del fuoco. Avevamo rischiato per un pelo di non trovarci, lui e io. Si era rivelato il dono più grande di tutti» (p. 281). è proprio il nonno, infatti, a guidare Calpurnia nella sua evoluzione, con un atteggiamento che potremmo definire socratico: di fronte alle domande della ragazzina, ai suoi dubbi, non le fornisce mai la risposta diretta, ma indicazioni che la portano sulla strada giusta. Sulla strada per scoprire se stessa.

Personaggi memorabili, tutti: dalla cuoca-domestica Viola (l’unica altra adulta che parla con franchezza con lei, che la ascolta, anche se è burbera e dai modi spicci), ai genitori, agli insegnanti, ai fratelli, fino alle altre “comparse”. Tratteggiati con pennellate sapienti, ricordano la vividezza dei personaggi di Dickens. E le loro mosse, sul palco della vita, rendono affascinanti anche gli eventi più banali, che assumono valori simbolici: dal saggio di musica all’uccisione dei tacchini per il Ringraziamento, tutto diventa significativo davanti agli occhi di Calpurnia e del lettore.

Uno dei migliori esempi di grande letteratura che sarebbe un errore considerare “solo” per ragazzi: un libro che diventerà un classico.

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