Perché il pensare percorre a sua volta il suo cammino nelle vicinanze del poetare. Nei loro momenti più alti entrambi, poesia e pensiero, ciascuno a modo proprio, hanno bisogno l’uno dell’altro in modo da ritrovarsi nella stessa sfera. Ma, poichè si è prigionieri del pregiudizio secolare che il pensare sia compito della ratio, cioè del calcolare, si è subito diffidenti quando si sente parlare di una vicinanza tra pensiero e poesia. […] Il pensare presentativo, il costruire, il pianificare, cioè il mondo tecnico moderno, estende la sua signoria nel dominio della prossimità. […] Là dove ogni cosa si colloca a distanze calcolate per la irrefrenabile smania di tutto calcolare, si fa strada l’assenza della distanza. […] Nell’assenza di distanza tutto diventa insignificantemente equi-valente, sola affermandosi la volontà di dominare la totalità della terra con il calcolo che tutto parifica. Per questo, la lotta per il dominio della terra è ora entrata nella sua fase decisiva.
Martin Heidegger, In cammino verso il linguaggio.
Quella che antecede e la cosiderazione che segue vogliono essere senz’altro una dichiarazione di intenti “politici”: entri nel Castello di Pierina solo chi sappia mantenere desto il senso del Mistero dell’essere attraverso il valore della poesia e del pensiero rammemorante (andenkendes Denken)! Venga chiusa la porta a coloro che ragionano solo in termini di pensiero calcolante!
Noi vogliamo ribadire il valore educativo e – in senso lato – politico della poesia e di un linguaggio che abbini poesia a pensiero. Solo l’arte (anche quella piccola che noi vorremmo praticare) potrà cambiare il mondo a favore della convivenza civile. Solo la bellezza (non necessariamente quella dei nostri scritti: sarebbe immodestia!) plasmerà la realtà in modo più vivibile.
Noi ci dichiariamo partigiani di Dahl e Moers, di Novalis e Calvino, di Hölderlin e Bolaño, di Peake e Trakl, di Dalì e Magritte e Nietzsche e De Chirico e Tolkien e tanti altri consimili ancora!
Non entri nel Castello di Pierina chi ancora crede che si possano “misurare pacchi di natura umana”; non entri chi si abbandona alle derive del calcolo positivista. Il Castello ha mura solide: le sue pietre sono Mistero (Geheimnis), la malta è fatta della “materia di cui son fatti i sogni”; i merli che coronano gli spalti sono costituiti dai cristalli dell'”alfabeto delle stelle”.
Chi non capisce ciò che è qui scritto, non entri. Il Castello vi respingerebbe!
L’Anima è una. Unico indiviso, benché molteplice e multiforme, il variopinto Sentiero del Cuore. Scorrono emozioni e pensieri dalla medesima Linfa vitale, nascono dallo stesso battito di ali, volano al di là dei limiti fisici di questi artificiali compartimenti in cui cercheremmo invano paletti rassicuranti. Il Fremito creatore non si comprende, non si descrive: si vive. Vi dico qui la mia gratitudine per aver voluto ricordare questo a tutti noi, e aprire al vento Vele di Gioia, invitandoci ad assaporare il Mistero.
Mario! Simone!
Miglior manifesto d’intenti non potevate partorire!Verrò tutte le volte che potrò a visitare un castello fatto con simile malta. Teniamoci stretti, difendiamo il valore della poesia sposata al pensiero, baluardo al gelo che spesso ci assale. In bocca al lupo.
Daniela
Once upon a time I had a friend in Omegna whose name was Marco. I remember, I remember… but it was twenty years ago! Too much time! Hope we didn’t waste our time. Glad to get to meet you again, my friend! Glad to have you here in the castle of Pierina. Mario.
Cara Daniela,
il portale borchiato di ferro per te è sempre aperto. Vieni quando vuoi. Un grande saluto anche da Simone, che si ricorda di te.
“La poesia non va alla ricerca delle cose che hanno già “numero, peso e misura”. Non va, come la filosofia, a scoprire le leggi del “calcolo in base al quale Dio ha fatto il mondo”, le leggi della creazione, ma si mette alla ricerca del numero, peso e misura di quelle cose che ancora non ce l’hanno. Per questo è sofferenza e sacrificio. […] E’ giustizia caritativa; mano tesa verso ciò che non è riuscito ad essere, affinché alla fine sia. Continuità della creazione.”
(Maria Zambrano)
In bocca al lupo per questi nuovi progetti!
In seguito dalla moderna “fast-quotidianita’” giungo(finalmente!) al castello.
“Sappiate che nulla attraversa porte e finestre e nulla penetra in questa casa, salvo il chiarore della luna e delle stelle e il vento della cima del colle”. (Baccador)
Grandi Mario e Simone, per cio’ che fate affinche’ il castello non rimanga solo un rifugio!!!!
Francesco
Caro Matteo che-non-conosco-ancora,
grazie per i tuoi auguri. Sì… “[…] E’ giustizia caritativa”. E’, direi, ‘ontologia del non-ancora’. In attesa che sia. Ti ringraziamo davvero!
Caro Francesco che-credo-di-conoscere-un-pochino, grazie anche a te. Prezioso il dono della tua citazione! Direi ‘splendido’, se questo non fosse un termine di cui già troppo si abusa! Ciao.
Entrare nel Castello di Pierina a quel che ho intuito significa tentare di ripercorrere quei sentieri, che purtroppo si sono dovuti interrompere. Questi sentieri conducono verso lidi inesplorati, che non sono mai un approdo definitivo, ma devono fungere da rinnovato slancio per percorsi ancora migliori. Tutto ciò perchè, come scrive Heidegger, la forza liberamente poetante ha bisogno dello spazio e della distanza e mai della pura presenza.Il compito della poesia (del pensiero rammemorante) è quello di far emergere il senso dell’essere, nella consapevolezza che quando si parla di essere non si parla di un’ente, di una mera cosa presente. L’essere, per usare un’espressione di Derrida ,sì dà semmai nell’assenza, in ciò che viene a mancare e che è ancora di là da venire e proprio per questo abbiamo bisogna di distanza, perchè quel fondamento abissale di cui l’uomo va alla ricerca è sempre lontano. E poi ci sarebbero un’infinità di cose da dire e pensare…
Sì, caro Andrea, direi che hai intuito bene quello che noi (‘soggetti deboli’) vorremmo fare: provare [quale superbia ‘umanistica’!!!] a lasciare che l’essere derridiano-heideggeriano traspaia nascondendosi attraverso testi che sono volutamente (per dei bambini) non-facili; attraverso linguaggi che – volutamente – non-spiegano, ma lasciano ‘cadere’ la parola là dove manca (nel bambino) un significato ben de-finito.
So che ci intendi. Ciao.
Cari Mario e Simone,
Complimenti per il libro e per il blog! Nonostante io sia un ingegnere e quindi – come direbbero Galimberti e Severino – un “sacerdote della tecnica” e del pensiero calcolante, cerco di mantenere desto il senso del Mistero e della poesia. Quindi il Castello di Pierina non mi ha respinto e verrò a visitarlo spesso! In fondo, ingegneria e poesia (poiesis) hanno lo stesso obiettivo, “creare” e tutti quanti dobbiamo cercare di far convivere pensiero calcolante e pensiero rammemorante! Anche se – spesso di questi tempi – ci si accontenterebbe del “pensiero” nelle persone, anche senza aggettivi..
Sempre e comunque “sapere aude”! Un caro saluto,
Francesco
Carissimo Francesco,
il Castello di Pierina … come può respingere una persona del tuo calibro intellettuale? D’accordo con te: bisognerebbe già accontentarsi del “pensiero”, senza aggettivi. Ascolta, Francesco: il tuo commento ci dà spunto per una modesta riflessione generale sul rapporto tra scienza e poesia. Vorremmo dedicarvi un articolo, magari la prossima settimana, citandoti direttamente -se tu ce ne darai il permesso. E tutto questo per sottolineare che il castello è aperto anche agli ‘scientifici’ quali tu (non solo!) sei. Grazie per il tuo intervento. Mario e Simone (che apprezza i tuoi apprezzamenti sul suo stile fotografico).